Serena Zoli-La generazione fortunata, Libro

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chek94
view post Posted on 16/3/2011, 22:44




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Essendo nata nel corso di questo ventennio fortunato ho subito letto con interesse il saggio della Zoli, pronta a contraddirla se avessi visto in quelle pagine troppo ingiustificato ottimismo o troppo reducismo. Ebbene lo “spirito ribelle” che ha contraddistinto, e ancora spesso contraddistingue la mia generazione, si è dovuto domare: il libro è un’analisi storico-sociologica del periodo, molto seria e documentata che, partendo da ricordi personali si allarga all’esame degli eventi non solo nazionali, ma anche internazionali e alla graduale evoluzione di chi, nato “con i piedi nel medioevo” si era già lanciato nel terzo millennio molti anni prima che questo avesse inizio. Forse tutto quanto viene qui descritto non è stato, a mio parere, pienamente condiviso da chi è nato nel primo decennio indicato dal titolo e questo perché gli anni dei grandi cambiamenti cadono proprio intorno ai Sessanta, Settanta e chi era già “adulto” allora era in gran parte escluso (un discorso a sé va invece fatto per il movimento femminista e per la sua capacità di coinvolgere donne di tutte le età).
L’educazione e le abitudini di vita dei bambini degli anni Cinquanta non differivano molto da quelle di tutte le generazioni precedenti: per molti il cibo era ancora una conquista, anche i più fortunati e benestanti in ogni caso non avevano a disposizione innumerevoli giochi o nuovi vestiti, né, tanto meno, una moda a loro destinata: da qui una certa sobrietà o rifiuto del consumo facile che in molti permarrà e che caratterizzerà le loro giovinezze.
Il boom economico è però pienamente goduto da questa generazione, così come, successivamente, sarà estrema la facilità a trovare un posto di lavoro (oltre a tutto garantito) anche da giovanissimi. Ma l’elemento esplosivo sarà proprio l’aver creato la categoria “giovani” (mai prima esistita) rendendola protagonista in mille ambiti, da quello politico a quello culturale a quello del costume. Come si è giunti, spezzando quello che per secoli era rimasto immutato, a tale sovvertimento sociale, una delle poche rivoluzioni vittoriose di questa generazione? Ma soprattutto come mai ancora oggi questi ex giovani che hanno avuto la fortuna di vivere in un mondo che aveva scoperto gli antibiotici, che hanno visto paesi lontani con due lire in tasca facendo l’autostop, che hanno inventato il rock, colonna sonora di tante esperienze, che “hanno visto gente e fatto cose” (per dirla con il Moretti di Ecce Bombo) non riescono a sentirsi pienamente maturi, ma forever young, come cantava Bob Dylan? Le donne in particolare hanno goduto e si sono conquistate una nuova dimensione della vita: i contraccettivi, il concetto di sessualità come libertà e non come dominio o destino, l’università e l’autonomia economica, i nuovi rapporti di sorellanza che spezzavano secoli di isolamento e di ruolo dato agli uomini come depositari di umorismo, simpatia, e potere.
Molti durante gli anni Ottanta hanno smarrito gran parte dei valori a cui avevano dedicato passione e intelligenza, altri si sono persi stroncati da esperienze devastanti di droga o da utopie terroristiche, altri ancora hanno adeguato realisticamente le aspirazioni al mondo, c’è anche chi si è perso e ritrovato: eppure qualcosa è inevitabilmente rimasto, un briciolo di follia, una giovinezza interiore, una capacità di rinnovamento e spesso anche un’etica (non sempre certo) che si fa prassi e quotidianità.
Il mondo intorno è molto cambiato: l’ultima parte del saggio è rivolta ad osservare il travagliato presente, le sue trasformazioni e le nuove esigenze, le nuove richieste a cui, questa generazione, ancora una volta è tenuta a dare risposte.

copia e incolla spudorato xD
 
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