Guido Crainz-Il paese mancato, Libro

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chek94
view post Posted on 16/3/2011, 23:11





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l libro "Il Paese mancato" di Guido Crainz attraversa vent'anni di storia italiana, partendo dagli anni '60 per terminare negli anni '80.
La narrazione si articola in più direzioni; Crainz infatti intreccia la politica italiana alle vicende della società civile, in una sorta di affresco che ritrae una vicenda corale, che non riguarda singoli personaggi ma la società globale.
Il libro si muove a tutto campo, non si occupa solo della dimensione politica. Utilizza infatti le fonti più diverse: i quotidiani e i periodici così come i rapporti di prefetti, polizia e carabinieri conservati nell'Archivio centrale dello Stato; i dibattiti che attraversano partiti e movimenti ma anche i film, le canzoni, la letteratura, i programmi televisivi. Crainz si dimostra profondo conoscitore del costume italiano e degli aspetti della vita collettiva.

Lo storico Agostino Giovagnoli evidenzia la forte partecipazione dell'autore agli eventi narrati, la soggettività generazionale di cui è permeato il libro e che lo rende ancora più interessante. La partecipazione non può non coinvolgere il lettore di ogni età.
Questa passione si ritrova nell'aver privilegiato certi aspetti storici - i movimenti studenteschi, operai e femministi - piuttosto che altri.
Crainz stesso sottolinea come sia stato difficile scrivere, tornare con la mente a un periodo vissuto intensamente cercando di vedere gli avvenimenti passati con lucidità e occhio critico.
La narrazione è chiara, non omette nulla di ciò che è ritenuto rilevante, il racconto è preciso e l'interpretazione, il giudizio sugli eventi, che viene solo alla fine del resoconto, non è intrecciato ad esso.

Nel libro viene rappresentato il percorso di crescita della società civile che ha visto scomparire l'Italia degli anni '50 e ha sperato in un cambiamento verso il meglio, verso una maggiore democrazia sostanziale. La delusione per la mancanza di questi cambiamenti è sentita ancora più fortemente da Crainz, avendola vissuta in prima persona.
"Negli ultimi anni '70 si è rotto qualcosa - afferma Crainz - tutto è franato". Quegli anni sono gli anni del terrore, della crisi petrolifera del '73, che arresta l'entusiasmo di un progresso apparentemente infinito, dell'assassinio di Moro, e della morte di Berlinguer. Infine, c'è la manifestazione dei 40.000 a Milano, in cui i cittadini si rivoltano contro gli operai.
È la fine di un capitolo di storia.

Secondo l'autore i momenti di grande effervescenza, che hanno attraversato quegli anni, hanno avuto risposte inadeguate. Non si tratta semplicemente degli anni della contestazione studentesca e del conflitto sociale, ma di un complesso intreccio di elementi nuovi e vecchi, che non ha saputo trovare sbocco nella costruzione di "comuni valori di cittadinanza". Il mondo moderato, ad esempio, non è stato sufficientemente coinvolto nel rinnovamento della società. Fu un'occasione mancata.

Il sistema politico non volle o non seppe rispondere agli "squarci democratici" che si aprirono da metà degli anni '60. Lo storico Silvio Lanaro si sofferma, in particolare, sul ruolo del Partito Comunista. Questo grande partito di massa, misurando la realtà in base alla corrispondenza ai suoi principi, non ha saputo capire le trasformazioni sociali del Paese.

Il vivo racconto storico di Crainz fornisce la risposta agli interrogativi che ancora oggi rimbalzano sul nostro presente. Quali erano i tratti di partenza del paese? Quanto pesò il lungo permanere di strutture, apparati e modi di essere del passato? Quali furono i connotati della modernità che si affermava? Per quali vie si giunse a quella crisi del "sistema Italia", destinata ad aggravarsi sotto l'effimero ottimismo degli anni Ottanta?"
 
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